PERCHE' UNA COLLEZIONE DI FISCALI

(estratto da FISCALI n. 43)

 

Una collezione di marche da bollo resta incentrata quasi esclusivamente su esemplari usati e a parti divise, per le marche doppie o triple, anche se per talune serie non sono rari gli esemplari usati a sezioni unite e può essere così ricostruita la serie intera o la gran parte di essa. La collezione può essere eventualmente integrata da qualche pezzo nuovo, di norma recuperato non obliterato da un documento e quindi privo della gomma originale; molti pezzi che circolano in questo stato ebbero forse timbri leggeri, scoloriti senza lasciar traccia. Marche da bollo nuove con gomma sono in genere rare e hanno o dovrebbero avere quotazione assai più elevata rispetto alle stesse marche usate; spesso si ritrovano con tracce di linguella, poiché la maggior parte di esse deriva da raccolte di collezionisti dell'epoca.

A differenza dei francobolli, non si costituirono grossi stock in fogli interi, salvo eccezionali accumuli conservati da contribuenti per proprio uso e ritrovati a distanza di tempo: di norma corrispondono alle tasse e ai valori più comuni secondo la tariffa del periodo e quindi solo a pochi esemplari delle serie complete. Né si deve dimenticare che, rispetto ai francobolli, le marche da bollo ebbero spesso valore unitario assai elevato e occorreva quindi un piccolo capitale per acquistarne in quantità, senza poi concrete prospettive di realizzo dell'investimento, una volta cessato l'uso fiscale.

Eppure, la raccolta di marche e contrassegni fiscali ha origini certamente più antiche della filatelia postale: già nel 1774 in Gran Bretagna le impronte fiscali erano così diffuse che certo Johan Burke, Ricevitore generale del bollo in Irlanda, pubblicò un catalogo intitolato "Collezione di tutte le impronte da apporsi nella maniera e nella forma in appresso indicata, su ogni pelle, vello o pergamena o foglio di carta".

Nonostante questo primato, la collezione di fiscali non ebbe lo sviluppo della filatelia postale, né per gli studi e approfondimenti, né sul piano commerciale. Da tempo e da più parti viene definita la collezione del futuro, anche sotto profilo di investimento finanziario, ma, sebbene gli appassionati siano non pochi e in deciso aumento, il decollo non è ancora avvenuto.

Rispetto alla filatelia postale manca tutto nel collezionismo di marche da bollo: manca una completa e sicura catalogazione, mancano gli studi storici e tecnici approfonditi, le ricerche, le analisi, la pubblicistica, manca una rete commerciale nazionale e internazionale, integrata solo dalle aste internet, con tutti i pregi e i difetti di tale sistema. Ma questo è anche il vantaggio: non esiste l’obiettivo della completezza della raccolta, non ci sono cifre esorbitanti da sborsare, non c’è l’esasperata ricerca del particolare, che fa diventare rarità e quindi prezioso un esemplare comune, come avviene nella filatelia postale. C’è invece un campo vergine, tutto da scoprire; materiale per lo più abbondante per esame, paragoni, confronti; varietà infinita di specie; stimolo alla ricerca del come e del perché furono emesse certe marche e spesso anche solo per sapere quando comparvero. Insomma, tutte le risposte che, sui francobolli, si trovano in un catalogo appena avanzato, nel campo delle marche da bollo, bisogna, se si vuol conoscerle, andarsele a cercare in libri polverosi.

Il campo stesso è poi infinito: senza bisogno di ampliare la raccolta estendendola a Paesi esteri, in cui pure abbondarono, è sufficiente allargare l’attenzione ad altri contrassegni fiscali, alle marche assicurative, alle marche comunali, delle Camere di Commercio, dei Tribunali, di altri uffici pubblici che localmente, in continuità, sporadicamente o addirittura occasionalmente, emisero contrassegni per diritti, prestazioni, rimborsi, contributi e simili. Nello stesso campo delle marche da bollo emesse dallo Stato, i ritrovamenti di pezzi non catalogati non sono impossibili; a maggior ragione, se si allarga la visuale con la ricerca dei saggi e delle prove di stampa, delle varietà, delle dentellature, delle posizioni di filigrana, se ci si avvia, cioè, a una collezione specializzata.

Il collezionista di fiscali, comunque, deve avere sempre presente il monito, contenuto nel Regolamento delle partecipazioni a competizioni: la rarità non sempre è collegata al prezzo; alcune marche sono costose ma non rare; la rarità è basata sui fatti e non sempre i fatti sono conosciuti. Il mercato, anche tra esperti, non è affatto maturo sotto questo aspetto e così non mancano, all’opposto, le occasioni di acquisto di un pezzo pregiato a prezzo modico.